Il vocabolario di latino alla voce ´horridus´ riporta come significati primari: ´irto, ispido, irsuto, ruvido´. Dunque, quando sentirete parlare della Centaurea horrida, non fatevi trarre in inganno: non si tratta di una pianta orrida da cui tenersi alla larga, bensì di una pianta ispida, di cui al limite temere le spine.

Per il resto, la Centaura o, più comunemente, il fiordaliso spinoso è, fra tutte, la pianta che forse maggiormente caratterizza il paesaggio del nostro Parco, e ciò per due motivi fondamentali. Primo, perché si tratta di una specie endemica della Sardegna, più esattamente della sua costa nord-occidentale; in breve, potrete trovarla solo qui. Secondo, perché il fiordaliso spinoso è a sua volta interamente caratterizzato dall´ambiente in cui si trova e a cui si è adattato con quella che potremmo definire una forma d´invincibile ostinazione. Poca terra nella quale radicarsi, poca e povera; sole implacabile nei mesi estivi; freddo e venti impetuosi nei mesi invernali; piogge scarse che per lo più il suolo non è in grado di trattenere. Normale, dunque, che la Centaura si sia fatta ´horrida´; del resto, chi non diverrebbe ´horridus´ in circostanze simili? Le foglie trasformate in spine, la ramificazione intrigata e abbondante, la tendenza a svilupparsi più in ampiezza che in altezza, sono altrettanti rimedi agli inconvenienti che il suo mondo le ha posto in termini anche piuttosto impietosi. Eccolo, allora: abbarbicato alle alte falesie del nostro Parco, il fiordaliso spinoso forma, tra le rocce affioranti, degli estesi cuscini vegetali, più morbidi a vedersi che a toccarsi, di un elegante grigio cenere, come rigonfie ampolle di vita, come intrigati microcosmi legnosi nelle cui trama un occhio attento potrebbe scorgere il senso di un´audace e commovente storia vegetale lunga qualcosa come 30 milioni d´anni, quando per la prima volta la Centaurea horrida fece la propria comparsa su questo pianeta.