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Gli itinerari del Parco di Porto Conte: natura, vino e archeologia.

Chi visita la Sardegna in una vacanza all’insegna della cultura resta inevitabilmente ammaliato dalla storia e dalla ricchezza millenaria di questa terra misteriosa, arcaica e primordiale. Come in tutta l’isola, anche all’interno del Parco naturale regionale di Porto Conte, è custodito un vasto patrimonio archeologico, con siti e monumenti tra i più importanti della regione. Iniziamo quindi questo breve itinerario, ideale da svolgere in un giorno, all’insegna della natura, dell’archeologia e della scoperta.


Partendo dal porto di Alghero arriverete in circa 20 minuti a Casa Gioiosa, prestigiosa sede istituzionale del Parco, dove potrete conoscere la storia di questo luogo immerso nella profumata macchia mediterranea e circondato da acque cristalline. Proprio qui e in numerose altre diramazioni vicine, dal 1941 al 1961, vissero i detenuti dell’ex colonia penale agricola di Tramariglio, raccontata nel suggestivo “Museo multimediale della memoria carceraria G. Tommasiello”. Tra gli altri percorsi che vi consigliamo c’è quello interessantissimo dedicato al Parco Geominerario della Sardegna, che descrive le attività estrattive, la storia dei minatori e dei minerali. Da non perdere anche il parco tematico “Il Piccolo Principe”, con la mostra artistica del Maestro Elio Pulli, il Centro di Educazione Ambientale con il ricco giardino botanico e il “Centro multimediale Teléia”, in cui immergervi virtualmente tra grotte, pesci e coralli dell’Area Marina Protetta Capo Caccia - Isola Piana.


Nel territorio del Parco la presenza umana è attestata già dal neolitico antico: lo dimostra la famosa Grotta Verde, in cui sono stati ritrovati resti fossili umani, vasi in ceramica, enigmatici graffiti e nella suggestiva necropoli di Anghelu Ruju, massima espressione sepolcrale preistorica di tutto il nord Sardegna (SP42 – Tel. +39 329 4385947). Questo grande sito archeologico è una delle tappe del nostro itinerario ed è visitabile tutti i giorni: le guide esperte vi racconteranno di un passato lontano in cui gli uomini scavavano la roccia per costruirvi piccole cellette finemente decorate con fregi a rilievo legati al culto dei morti. Infatti, nelle 38 tombe ipogeiche dette “domus de janas” o “case delle fate”, sono ancora presenti i simboli che permettevano al defunto di ricongiungersi con la madre terra. Ecco quindi le corna taurine, rappresentanti la divinità che doveva proteggere il sonno eterno, le false porte, che simboleggiano l’ingresso nell’aldilà e la presenza di ocra rossa, raffigurazione del sangue e della rigenerazione dopo la morte. Il complesso, scoperto casualmente nel 1903, fu utilizzato dal 4200 al 1800 a.C. circa, inizio all’epoca nuragica. Di questo periodo storico il Parco conserva rilevanti testimonianze, tra cui il complesso di Sant’Imbenia e quello di Palmavera.


Proprio di fronte a questo importantissimo sito archeologico sorge una vigna: da questa terra “nuragica” è nato “Die” il Vermentino prodotto dalle Tenute Delogu, vincitore nel 2018 dei “Tre Bicchieri Gambero Rosso”. Lo potrete degustare e acquistare, insieme ad altri ottimi vini, nella prossima tappa del nostro itinerario, che prevede la visita alla cantina e ai vigneti Tenute Delogu (SS 291 Sassari-Fertilia km 22, Tel. +39 345 2862861). Su prenotazione, Piero Delogu, titolare dell’azienda, vi accompagnerà in un’esperienza unica legata al vino e alla sua storia. Durante la passeggiata tra i filari, vi racconterà di come questa sia da sempre una zona a forte vocazione agricola per via della brezza che arriva dal mare, per il microclima e le escursioni termiche particolarmente favorevoli alla vite. Visitando il moderno impianto di produzione scoprirete che in Sardegna sono state ritrovate testimonianze risalenti a circa 3000 anni fa, come un antichissimo torchio del IX secolo a.C., al quale si possono attribuire le prime produzioni vinarie della storia. Scendendo nella curatissima cantina con le sue barrique in legno, avrete modo di capire come l'amore per il vino qui nasce qualche millennio fa, quando i nuragici iniziarono a coltivare la vite su queste terre. Un’esperienza tra storia e natura che può proseguire anche con la scoperta dei gusti unici della cucina sarda grazie al servizio di Wine&Food proposto, sempre su prenotazione, a pranzo e cena.


Progetto realizzato grazie al fondo europeO di sviluppo regionale INTERREG - CIEVP.


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