Il Consiglio della UE approva il Regolamento sul ripristino della natura: il possibile ruolo degli enti di gestione delle aree protette
Il Consiglio della UE approva il Regolamento sul ripristino della natura. Ora cosa succede? Il possibile ruolo degli enti di gestione delle aree protette.
Di seguito il contributo del direttore del Parco di Porto Conte al dibattito sulla approvazione del regolamento UE denominato “Nature Restoration Law”.
Dopo un percorso lungo e travagliato, caratterizzato anche da forti contrapposizioni ideologiche, nei giorni scorsi (il 17 giugno 2024), a sorpresa, è stato approvato dal Consiglio dell'Unione Europea il regolamento denominato “Nature Restoration Law”, cioè l’atto con il quale la UE si impegna a garantire il ripristino della natura gravemente danneggiata e degradata dall’eccessivo uso e consumo umano. E’ uno dei provvedimenti chiave del New Green Deal voluto dall’attuale assetto politico europeo prima che le ultime elezioni europee spostassero più a destra gli equilibri politici europei. Non a caso non è passata inosservata la posizione del governo italiano che, anche per evitare un possibile ritorno delle proteste da parte del mondo agricolo, ha votato contro il provvedimento. Al proposito merita di essere raccontato quanto successo per il governo austriaco, governo conservatore. La ministra austriaca dell’Ambiente, Leonore Gewessler (gruppo dei Verdi oggi in maggioranza), ha scelto di ignorare le direttive del suo governo e di votare a favore del regolamento sul ripristino della natura, risultando decisiva per la sua approvazione. Le conseguenze sono state pesantissime e il primo ministro austriaco, il cancelliere conservatore Karl Nehammer, ha denunciato penalmente la Gewessler che rischia ora una pena detentiva fino a dieci anni per abuso di posizione. A prescindere da come la si pensi, c’è da apprezzare il coraggio della Gewessler e, soprattutto, quanto sia importante la posta in gioco su questo delicato provvedimento che, per questo motivo, dovrebbe essere sottratto alle logiche della contrapposizione ideologica.
Ma cosa prevede questo importante regolamento? Ha l’obiettivo di mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di essere ripristinati entro il 2050. Stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani. Il regolamento mira a mitigare i cambiamenti climatici e gli effetti delle catastrofi naturali. Aiuterà l’UE a rispettare i suoi impegni internazionali in materia di ambiente e biodiversità. Il regolamento sarà ora pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore immediatamente, diventando poi direttamente applicabile in tutti gli Stati membri. Spetta ora agli Stati membri pianificare e presentare alla Commissione UE i piani nazionali di ripristino, dimostrando come raggiungere gli obiettivi, monitorare i progressi, sulla base di indicatori di biodiversità. Entro il 2033 la Commissione visionerà l’applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori agricolo, della pesca e della silvicoltura, nonché i suoi più ampi effetti socioeconomici. Come si può ben capire si tratta di un provvedimento fondamentale per la natura per riuscire ad invertire la drammatica crisi della biodiversità con le note conseguenze anche sul problema del cambiamento climatico.
Resta ora da capire con quali modalità e tempi il governo italiano darà gambe a questo importante regolamento. Preoccupa ovviamente la netta posizione contraria del nostro governo che, inevitabilmente, rischia di ostacolare il percorso attuativo. Il governo italiano ha precisato che l’Italia non è certamente contraria all’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e sta lavorando a proposte migliorative per garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica. Per il nostro governo il regolamento, così com’è, rischia di impattare negativamente sul settore agricolo dell’Unione, con costi economici e sociali elevati, e riducendo il prezioso contributo dell’uomo al mantenimento del territorio. Per queste ragioni è di tutta evidenza che il tema chiave per l’attuazione del regolamento sarà quello della gestione dei piani nazionali di ripristino, comprese le misure che riguarderanno specificamente i terreni agricoli.
Dal nostro angolo visuale locale riteniamo che gli enti gestori delle aree protette, sia dei parchi nazionali che di quelli regionali, che delle aree marine, possano giocare un ruolo centrale sia nel contribuire a definire i piani nazionali nelle loro articolazioni territoriali, sia nella corretta attuazione degli stessi attivando forme di ampia partecipazione delle comunità locali per intraprendere un percorso comune che porti a un’effettiva tutela dell’ambiente a vantaggio di tutti i cittadini.
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