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Villa romana Sant’Imbenia

La villa romana di Sant’Imbenia è una villa marittima, cioè utilizzata dai romani come luogo di riposo e “villeggiatura”. Questo tipo di residenza, diffuso in tutto il Mediterraneo, era improntato a grande raffinatezza e lusso; molto spesso, alla parte padronale si affiancava una parte detta “rustica”, destinata alla produzione agricola, con le attività connesse, come la produzione di ceramiche e vasellame per il trasporto dei prodotti, strumenti da lavoro etc.

La villa di Sant’Imbenia, costruita tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., con varie modifiche è stata utilizzata fino al IV secolo d.C. La continuità nell’insediamento è di per sé una caratteristica interessante, poiché denota la vitalità di quel territorio nell’arco di almeno quattro secoli. La villa constava di due piani, terme, un’area affacciata sul mare, con sale da pranzo, sale per il riposo, ambienti di servizio. Vi era quindi una vasta area destinata alla produzione. Molto probabilmente, vi erano anche vasche per l’allevamento a mare dei pesci, secondo un’abitudine molto diffusa ad esempio nelle ville marittime dell’area laziale e campana. La villa era particolarmente ricca: fu costruita con marmi provenienti da tutto il Mediterraneo, Asia Minore, Egitto, Grecia, Italia; gli stucchi sono di grande pregio, e il soffitto, in particolare, presenta una tecnica molto raffinata, con decorazioni ottagonali molto rare.

La parte oggi visibile, oggetto di scavi che hanno dato molto materiale, comprende una parte dell’area padronale affacciata sul golfo. Il secondo piano, crollando, ha protetto il piano inferiore, conservando sale con resti di stucchi di fattura assai pregevole (conservati ora nel Museo archeologico della città di Alghero , ma visibili anche in alcune pareti), marmi, pavimenti a mosaico. Sono state individuate le terme, che davano alla villa il carattere di una residenza di grande qualità, e alcuni ambienti probabilmente destinati al riposo e alla lettura, oltre a una sala forse adibita al pranzo. Questi ambienti davano direttamente sul mare, a pochi metri di distanza; ciò serviva a favorire la ventilazione, e a godere di una vista straordinaria. La parte rustica non è stata ancora scavata, ma solo in parte individuata.

Tutto lascia intendere che la villa fu costruita da una personaggio non solo ricco, ma anche appartenente alla aristocrazia di governo, un senatore o un alto funzionario, o anche il governatore stesso della provincia. Infatti, procurarsi i materiali di pregio, come i marmi, che erano di proprietà dell’imperatore, farli trasportare, reperire maestranze esperte, implicava una vicinanza al potere che sola poteva facilitare queste operazioni. Non vi è dubbio che la fondazione della colonia romana di Turris Libisonis (Porto Torres) modificò profondamente l’assetto di queta parte della Sardegna; il porto, la presenza di coloni cittadini romani proprietari dei lotti di terra loro assegnati, la messa a coltura del territorio della città, la vicinanza delle miniere, tutto contribuì a rendere appetibile, per un ricco romano, la costruzione di una residenza di piacere, ma anche produttiva.

 

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